Onorevoli Colleghi! - Lungo le rive del fiume Sabato, in Irpinia, si sviluppò dalla seconda metà dell'ottocento e fino agli inizi degli anni settanta del ventesimo secolo una fiorente industria, l'estrazione e la lavorazione dello zolfo.
      La scoperta di giacimenti di zolfo, avvenuta nel 1866, trasformò radicalmente i piccoli centri agricoli di Tufo e Altavilla Irpina, che divennero molto attivi, affiancando alle «cartiere e gualchiere messe in moto dal fiume», l'estrazione, la lavorazione e la commercializzazione del minerale, divenendo così importante per l'economia locale da assorbire oltre un migliaio di operai nel periodo di massima produzione.
      Il giacimento di zolfo di Tufo e Altavilla Irpina fu per molti anni uno dei più importanti del bacino minerario italiano, l'unico dello zolfo nell'Italia peninsulare meridionale, tanto che stand espositivi delle miniere erano presenti presso la Fiera di Milano e la Fiera di Bari.
      Dalle miniere lo zolfo era trasferito nei mulini dove veniva macinato. Da qui il minerale era trasportato nel silos. Successivamente lo zolfo era insaccato per soddisfare le richieste dei clienti che venivano dalla Campania e dalla Puglia, ma anche da tutta Italia per acquistare direttamente lo zolfo di cui avevano bisogno nelle loro aziende agricole.
      La miniera era come un paese, le gallerie si estendevano per più di 30 chilometri nel sottosuolo e scendevano fino a 400-500 metri di profondità.
      Fino agli anni 1940-1950 Tufo, in primo luogo, fu centro di emigrazione per lavoratori provenienti da tutta la Campania, ma anche da altre regioni d'Italia. In quegli anni la popolazione del piccolo

 

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centro raggiunse i 2.200-2.300 abitanti, più del doppio degli abitanti attuali. Ma entrambi i paesi di Tufo e Altavilla Irpina ebbero un grande impulso demografico e urbanistico.
      Negli anni sessanta, dopo un secolo di attività, iniziarono a registrarsi i primi segnali di crisi, dovuti essenzialmente all'apertura dei mercati internazionali e all'incapacità del settore nel Mezzogiorno di raccogliere la sfida dell'innovazione tecnologica. Così nel 1972 furono chiuse le cave dalle quali si ricavava il minerale e agli inizi degli anni novanta anche lo stabilimento di trasformazione e di vendita concluse la propria attività.
      Nel frattempo, però, un'altra risorsa del luogo, il vino a denominazione di origine controllata e garantita (DOCG) «Greco» di Tufo ha avuto la sua importante affermazione. Infatti in poco più di venti anni il rinomato prodotto si è affermato sui mercati europei e internazionali come vino di alta qualità, promuovendo un'importante trasformazione del paesaggio agrario dell'imprenditoria agricola locale.
      Un tempo questi luoghi sono stati sede di un'industria fiorente, una delle poche zone interne del meridione peninsulare dove c'è stata un'attività mineraria estrattiva.
      Oggi in questi luoghi, circondati da folti boschi, vigneti e campi coltivati, vi sono i resti di quella attività industriale che fu ricchezza e sviluppo per l'intero comprensorio e che incastonati nella vegetazione si integrano in maniera spettacolare con l'ambiente fluviale del fiume Sabato.
      Gli impianti di lavorazione, i capannoni, le turbine e la centrale idroelettrica costituiscono un esempio di archeologia industriale che non possono essere dispersi.
      I comuni e l'amministrazione provinciale di Avellino hanno avviato un percorso di valorizzazione dell'archeologia industriale relativa alle miniere di zolfo che finora si è concretizzato nell'acquisizione al patrimonio pubblico dell'area, degli stabili e delle strutture esistenti nel comune di Tufo e nella predisposizione di uno studio di fattibilità per la fruizione delle stesse miniere da parte di ampie fasce di cittadini.
      La presente proposta di legge intende recuperare questo immenso patrimonio storico, culturale, industriale e naturalistico nonché antropologico e della storia del movimento operaio che ha avuto nei minatori di Tufo e di Altavilla Irpina una sua specificità nelle aree interne del Mezzogiorno, agricole e montane.
      L'istituzione di un Parco geominerario delle zolfare di Tufo e Altavilla Irpina vuole perseguire questi obiettivi per offrire alle popolazioni locali un'altra occasione di sviluppo sociale, culturale e materiale dopo quella estrattiva dello zolfo.
      Il Parco, che interessa un'area di oltre 20 chilometri quadrati ricadente nei due comuni, vuole definire un intervento integrato di qualificazione e di promozione degli ambienti industriali, naturali e architettonici nonché di recupero storico, culturale e sociale dei luoghi e della vita di queste comunità.
      L'istituzione del Parco, inoltre, intende mettere in relazione questo territorio, la sua storia e le sue tradizioni, con altre simili iniziative che si vanno realizzando in altre regioni del territorio nazionale al fine di costituire una vera e propria rete dei parchi naturalistici geominerari in modo da costruire concrete possibilità di sviluppo.
 

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